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4 marzo 2018

Aggiornamento: 6 mar 2018

Non ho mai avuto un blog ma è un po’ che ci penso.

Mi serve un luogo dove scrivere, dove dire, dove parlare, ragionare, riflettere a voce alta.

Anche di politica, ma non solo di quello.

E oggi mi pare il momento perfetto.


Ieri era il giorno delle elezioni. Era il 4 marzo ma per dirla con Lucio Dalla no, non c'è stata nessuna sera dei miracoli.

Si sta ancora scrutinando, il grosso però è fatto. E sembrano chiari vincitori e vinti.

Il Movimento 5 stelle è primo partito, con il 32% dei consensi. Ha vinto, certamente.

Queste elezioni, poi, le ha stravinte la Lega che è al 18%, a un solo punto percentuale dal Pd.

Non le ha perse la destra, dove crolla solo Berlusconi.

Per il PD è la débâcle, invece.

Renzi pare in odore di dimissioni.

La Bonino, unica stampella delle laicissime idee radicali, non ha superato lo sbarramento.

La sinistra non c’è più, spezzettata in tanti simboli e confluita in mille rivoli.

Ha perso le elezioni, questo è certo. Ma le ha perse già prima del 4 di marzo. Le ha perse quando ha lasciato per strada una fetta grossissima di elettorato.

Chi non si sente rappresentato se ne va, lo so da tempo e vale per tutto nella vita. È dato di fatto. L'arroganza dei molti e la cecità di altri hanno fatto sì che la gente concedesse l'ennesima delega in bianco. Con una legge elettorale che sembra scritta apposta per non permettere maggioranze il gioco delle alleanze continua, ma con attori diversi.

Io maturo sempre più la convinzione che il nostro guaio sia il sistema elettorale.

Ma molto più in là e molto prima del Rosatellum o del Mattarellum.

Avere abbandonato il sistema proporzionale, nel quale ognuno aveva una fetta di rappresentanza, per imporre un maggioritario che non ci appartiene è un errore che pare non vogliamo riconoscere. Da lì, ai pasticciacci brutti che si sono susseguiti solo per calmierare certi sistemi che ci stanno stretti come un paio di scarpe di misura sbagliata, il passo è stato brevissimo.

Ma sullo sfondo cosa c’è? Sullo sfondo io vedo la solita voglia del capo, quella malcelata idea di rafforzare l’esecutivo, umiliando il Parlamento.

A me, questo sembra.

E il governo che verrà non sarà migliore dei precedenti. Certo non sarà stabile di per sé, ma come tutti quelli degli ultimi anni si reggerà su compromessi e alleanze, molto di più che quelli della Prima Repubblica.

Non sono nostalgica, ma non credo nel bianco e nel nero, non se devi sceglierti la classe politica.

Non credo nelle contrapposizioni create ad arte, perché finiscono per riempire di populismo il vuoto dei contenuti.

Credo piuttosto che a ognuno spetti uno spazio dentro alle istituzioni, come uno specchio in cui guardasi e riconoscersi. Quella dell'Italia divisa in due è immagine che non mi è mai piaciuta, meno che mai oggi che è divisa tra Movimento 5 stelle e destra.

E' ciò che non avrei mai voluto vedere. Ma l'ho già detto altrove. Mi domando chi da domani porterà avanti politiche di solidarietà sociale, per esempio. E mi rispondo, nessuno. Penso a piccoli passi fatti su un terreno da sempre difficilissimo per un paese bigotto come il nostro, penso alle leggi sulle unioni civili, a quella sul testamento biologico e ho il terrore di mille passi indietro. Nel frattempo, nella regione Lazio, Zingaretti pare tenere in piedi un Partito democratico imploso, mentre in Lombardia a Maroni sembra sia destinato a succedere Fontana.

Il quadro sarà completo più avanti, dobbiamo aspettare.

Ci saranno le consultazioni. Il Presidente darà mandato e non potrà esimersi dal considerare chi è arrivato primo, ma è giusto anche così.

Senza Renzi si potrà forse tentare un dialogo tra il Movimento e il centro-sinistra parlamentare? Diventerà mai un tavolo di lavoro? Lo vedremo.

Che accada con la Lega invece mi auguro di non vederlo mai.

Questa è solo una riflessione, quasi a freddo ormai.

Aiuta a fare chiarezza, perché la chiarezza mi serve e, credo, serva a tutti noi.


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