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L'amaca di Michele Serra, il termometro e le classi sociali.

Possiamo ben dirlo. Michele Serra, in questa Amaca, non ha solo una caduta di stile.

La sua presa di posizione è indicativa di un modo di pensare molto comune, anche negli ambienti di una certa sinistra.

Quello che, per intenderci, ti riporta alla mente le volte in cui ti sei sentita a disagio oppure fuori posto tra gente che, almeno in linea teorica, doveva avere le tue stesse idee politiche.

A me è capitato e nemmeno poche volte.

L'idea del ceto sociale di provenienza come termometro per misurare buone o cattive maniere, "l'educazione, la padronanza delle parole, dei gesti o il rispetto delle regole" non mi appartiene. Personalmente, ho conosciuto più cafoni tra i professionisti che tra gli operai, specie da quando faccio l'avvocato.

Dunque, in una classe di liceo e in una di istituto professionale la differenza di temperamento non la si deve alle possibilità economiche, alla ricchezza, al livello sociale; da quello semmai dipendono i mezzi di cui i ragazzi possono o non possono disporre. E' dagli insegnamenti dei genitori (che sono conseguenza diretta dei loro comportamenti, non tanto delle loro parole) che viene fuori l'educazione dei figli, per quanto mi riguarda.

E, mi ripeto, credere che tra le famiglie altolocate non crescano dei teppisti è idea non solo sbagliata, ma anche smentita dai fatti di cronaca.

La vita mi ha regalato persone (a partire da mio padre, ma dopo di lui penso anche al mio maestro di professione, l'avv. Renato Ciccarelli) che simili distinzioni di ceto, tra gli interlocutori che avevano di fronte, non le hanno mai fatte. E la loro mancanza è tanto forte quanto grande era la loro intelligenza.

Un uomo o una donna intelligente non può che essere umile, ecco l'insegnamento.

Perché l'umiltà è apertura mentale, sguardo senza pregiudizio.

E in assenza di questo non si va da nessuna parte.


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