di Maria Concetta Tringali
L’hanno chiamata “Operazione Xenia”. All’alba la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri ha notificato al sindaco di Riace un’ordinanza di arresto.
L’accusa è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e frode nell’affidamento del servizio rifiuti. Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di Finanza. Mimmo Lucano è al momento ai domiciliari. Con lui, la sua compagna.
«La misura cautelare rappresenta l'epilogo di approfondite indagini svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell'Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico». Questa la premessa del comunicato stampa della Procura. Dei soldi tuttavia si smette di parlare da subito.
L’indagine parte da un’ispezione inviata a gennaio del 2017 dalla Prefettura di Reggio Calabria che si conclude con una relazione dagli esiti opposti rispetto alle accuse che hanno portato alle misure di questi giorni. Quell’ispezione riconosce infatti al sindaco un ruolo di collaborazione tanto importante da aver permesso la creazione di quello che veniva definito finora un “modello di accoglienza”.
Oggi i capi di imputazione riguardano presunti matrimoni di convenienza organizzati da Domenico Lucano e dalla sua compagna, al solo scopo di aggirare le leggi in materia di immigrazione.
C’è chi dice che quel sindaco, definito dalla Procura come spregiudicato, abbia solo salvato delle vite, evitando loro il rimpatrio forzato.
Si contesta inoltre al primo cittadino di avere istituito un apposito albo comunale per evitare le procedura di gara e di avere effettuato affidamenti diretti, nonché proroghe del servizio raccolta e trasporto rifiuti, in favore di due cooperative. Ciò avrebbe prodotto un vantaggio da circa un milione di euro per “Ecoriace” e “L’Aquilone”.
Si legge poi di una irregolare rendicontazione, di prelevamento di ingenti somme da conti dedicati alla gestione dell’accoglienza e di una generica “difforme destinazione” che a quei denari sarebbe stata impressa. Preannunciata la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti. Più blandi si fanno i toni a chiusura del comunicato che pare ripiegarsi su se stesso quando definisce fenomeni di “malcostume e superficialità”.
Se ci siano o meno gli estremi per un processo penale a carico del sindaco di Riace e se, in buona sostanza, le accuse che sono confluite nell’ordinanza del Gip risulteranno fondate è presto per dirlo adesso. Bisognerà attendere gli esiti dell’azione penale. Inevitabilmente però ritornano scenari che non possono ritenersi estranei al caso. Quello di Domenico Lucano è infatti un nome più volte rimbalzato nel dibattito politico di questi ultimi mesi. La sua personale battaglia pareva talvolta quella di colpire al cuore le battaglie di Salvini. Contro i rimpatri ad ogni costo, le espulsioni facili, lui è stato il sindaco della pratica ancor più che della semplice politica dell’accoglienza. Il piccolo comune calabro ha smesso da tempo di essere noto solo per i Bronzi, dunque. Le mire di normalizzazione del ministro dell’Interno hanno trovato in Lucano certamente un grande oppositore.
Un altro fatto è certo. La notizia ha scatenato immediate reazioni. Da Roberto Saviano che evoca lo stato autoritario e ricorda come nessuna finalità di lucro sia stata contestata a Lucano, a Gad Lerner che in un twitt chiarisce una presa di posizione che pare essere di molti: «Il mandato di arresto per il sindaco di #Riace è uno schiaffo in faccia a chi pratica il dovere dell'accoglienza e conferma la pulsione fascistoide di cui sta cadendo preda il nostro paese. Solidarietà piena a #MimmoLucano». Tra i giornalisti Corrado Formigli parla di disobbedienza civile come boomerang.
Contro il Pd che esprime con le parole di Nicola Zingaretti solidarietà a tutti i sindaci lasciati soli a gestire l’immigrazione, contro Leu e Frantoianni che stanno dalla parte del sindaco arrestato, il Movimento 5 Stelle parla di business dell’immigrazione. Il sottosegretario all’Interno Sibilia dalle colonne del suo blog annuncia fondi zero, difende il provvedimento della Procura e con quello fa salva la linea di Salvini.
Ma poi c’è la comunità. Una risposta corale che non si è fatta attendere è quella dei concittadini di Mimmo Lucano. Il paese annuncia che andrà in piazza per Mimì sabato.
(3 ottobre 2018)
L'articolo è apparso su MicroMega ed è reperibile al link che segue
http://temi.repubblica.it/micromega-online/riace-mandato-di-arresto-per-il-sindaco-mimmo-lucano/
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